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La comunità cristiana d’Alessandria nasce circa a metà del primo secolo, grazie all’opera evangelistica della stessa generazione apostolica. Fedeli al mandato ricevuto, di fare discepoli di tutti i popoli della terra, i dodici apostoli ebrei che riconobbero in Gesù il Messia d’Israele e il salvatore del mondo, partirono da Gerusalemme, verso la Samaria per poi raggiungere progressivamente Antiochia, Edessa, Arbela, Alessandria, Cartagine, fino agli estremi confini della terra. Diversamente da quanto la nostra forma mentale può ritenere, il cristianesimo conobbe la sua prima grande opera di diffusione in oriente e non in occidente grazie all’opera di evangelisti itineranti, di monaci missionari ma anche di tanta gente comune, uomini e donne di buona volontà, soprattutto mercanti, che spostandosi da un luogo all’altro fecero del loro passa parola la forma di evangelizzazione di maggior successo. Non si spostavano a caso ma cercavano dei punti di riferimento ben precisi. Si tratta delle comunità ebraiche della diaspora che sin dal VI sec. a.C. si erano diffuse a macchia d’olio in gran parte dell’ecumene. E’ impressionante notare il parallelismo che c’è tra una mappa delle comunità ebraiche nell’impero romano e la fondazione delle prime comunità cristiane: ognuna di esse nacque su ceppo ebraico e quella d’Alessandria d’Egitto non fece di certo eccezione. E’ proprio lì, infatti, che una squadra di settanta autorevoli rabbini mise mano e diede vita alla prima traduzione in lingua greca delle Scritture ebraiche (Antico Testamento), tesoro prezioso per tutta l’umanità. Il numero di questi studiosi ebrei ci fa comprendere l’entità dinamica e popolosa della comunità ebraica di questa città in quell’epoca. Oggi non esiste più una comunità ebraica ad Alessandria. Gli ebrei scampati alle persecuzioni islamiche sono fuggiti in terra d’Israele. Adesso la persecuzione tocca ai cristiani con un’escalation di attentati, in questi ultimi mesi, impressionante e lancinante. Esseri umani fatti a brandelli semplicemente perché cristiani, mentre i cristiani d’Europa stanno a guardare. Non è l’islam che mi fa più paura ma le coscienze ottenebrate dall’egoismo, pasciute di vizi e di bizze, e anche quelle offuscate dal pregiudizio di una religiosità falsa e tendenziosa che tende piuttosto a separare anziché dare forza e unire.
In qualità di coordinatrice per le relazioni con le chiese evangeliche e le comunità ebraiche rivolgo loro un accorato appello: è tempo di uscire dal guscio. Ai cristiani innanzitutto dico: occorre una mobilitazione unita, coraggiosa e trasversale che includa, cioè, tutte le comunità cristiane presenti nel nostro territorio. La comunità ebraica di Roma, nella persona del suo presidente Riccardo Pacifici, ha appena espresso la totale condanna di questi atti nefandi di cristianofobia. Solo uniti potremo fare la differenza per risvegliare questa nostra Europa e questa nostra amata Italia dal tremendo torpore che le condurrà altrimenti all’auto sterminio.
L’Italia non ha bisogno del tuo affetto e della tua simpatia. L’Italia ha bisogno di te.
Silvia Baldi Cucchiara

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