La campagna pubblicitaria reca la firma di Carlo Chionna, imprenditore bolognese di fama, di cui comprendo e in parte condivido pesi e motivazioni che l’avrebbero condotto ad impegnarsi in prima persona per la battaglia alla tutela legale del Made in Italy ma ciò che, oggi, i miei occhi hanno visto è decisamente troppo: inaccettabile, inqualificabile, dissacratorio e persino arrogante.
Stamani, in via del tutto eccezionale, mi sono recata a Firenze in macchina anziché in treno. Questo ha fatto sì che dovessi attraversare tutti i viali di circonvallazione, dalla Fortezza da Basso, tanto per intenderci, fino a Piazza Beccaria. È proprio qui che, a più riprese, mi sono imbattuta in un enorme manifesto pubblicitario recante una grossa croce in legno, con un uomo a torso nudo crocifisso e inciso sopra “DSMI” (da intendere: Dio salvi il Made in Italy). Accanto alla croce, a caratteri cubitali, vi è riportata la seguente iscrizione: “PERDONA LORO PERCHÉ NON SANNO QUELLO CHE INDOSSANO”. Ripeto: a più riprese. La città infatti è tappezzata di questi cartelloni che offendono il buon senso e il vivere civile, intaccando quei principi di fede che tutti quanti dovremmo rispettare indipendentemente dal nostro credo personale e dalla nostra religione.
Ognuno ha il diritto di combattere le proprie battaglie ma ci sono mezzi che, per quanto leciti possano sembrare, degradano il vivere civile e feriscono le nostre coscienze. Non dovremmo mai avvalerci di questi strumenti. Ciò che per lei è una “metafora creativa”, Sig. Chionna, è quello in cui credono milioni di persone al mondo e per cui tanti perdono la vita. Per il loro credo, il loro Gesù, ogni giorno milioni di cristiani rischiano la pelle, mentre lei, tutt’al più, ci rimette un marchio. Questo lo chiama il coraggio “di chi è disposto ad immolarsi pur di tutelare l’artigianalità completamente italiana e salvaguardare numerosi posti di lavoro” (cf. www.carlochionna.it )? Questo è piuttosto l’ennesimo specchio del degrado della coscienza cui siamo giunti in questa nostra Italia, una coscienza così abbrutita e contaminata, che talvolta non si rende neanche conto degli obbrobri che partorisce o a cui è sottoposta.
Lei chiede la tutela legale dell’abbigliamento Made in Italy. Io chiedo quella dei principi fondanti la nostra fede, la tutela di quel Cristo, che ha dato sé stesso per lei e per me, e che lei sta infangando ignobilmente, senza che nemmeno Lui possa difendersi. Qui non è in gioco la salvezza del Made in Italy, mi scusi tanto, ma molto, molto di più: è in gioco la dignità del nostro paese. Per amore di questa Italia, per cui sostiene di combattere, scelga armi più idonee, ritiri quei manifesti e offra a tutti una lezione di decenza. Vada a “sciacquarsi prima la lingua in Arno” invece di dire che è “disposto ad immolarsi” e la smetta di confondere il sacro con l’ignobile. Forse non raggiungerà lo stesso clamore altisonante ma avrà contribuito a ridare dignità ad un paese che sostiene la libertà religiosa e crede nella sacralità della vita.
Dio benedica l’Italia
Silvia Baldi Cucchiara