L’introduzione del reato di negazionismo
Da Moked – Il portale dell’ebraismo italiano, di Sabato 12 marzo 2011, si viene a conoscenza di un’importante proposta di legge, avanzata da Angelino Alfano, Ministro della Giustizia, e da lui condivisa con il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici: l’introduzione anche in Italia del reato di negazionismo. Negare la Shoà (il genocidio di sei milioni di persone, sterminate durante la II guerra mondiale, nel cuore del vecchio continente Europa, solo perché ebree) non è una semplice opinione che come altre può essere arbitrariamente contestata “ma il risultato di un’ideologia che si colloca all’opposto dei valori alla base della nostra costituzione e degli ordinamenti democratici del dopoguerra”. Alfano afferma che “il ragionamento è sostenuto dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, secondo cui coloro che fanno un uso perverso della libertà di espressione non possono pretendere di avvalersi di tale beneficio. Per utilizzare una locuzione cara agli studiosi potremmo parlare di un vero e proprio abuso del diritto che in quanto tale non può ricevere tutela e deve essere anzi contrastato”. Pertanto Alfano si impegna “a promuovere presso il Ministero della Giustizia, un comitato di esperti che provveda alla stesura di un apposito disegno di legge” in materia. Certamente, spiega il Ministro, non si tratterrà di punire e perseguire coloro che, nel privato, vogliano negare la Shoà. Ma se la negazione avvenisse in luoghi istituzionali o dove si insegna, allora andrà perseguita “per far comprendere dove è lo spartiacque tra chi insegna la verità e chi diffonde le menzogne”.
Niente di più coerente con quanto è sostenuto dal Presidente Magdi Cristiano Allam che dell’affermazione delle radici giudaico-cristiane ha fatto un pilastro fondante di “Io Amo l’Italia”. Ma Allam si spinge ancora oltre, auspicando che il Parlamento Europeo formuli una proposta di legge secondo cui, attentare all’esistenza dello Stato d’Israele è da considerarsi un crimine contro l’umanità.
Non si tratta, come apparentemente potrebbe sembrare, di una questione di parzialità ma di un principio non negoziabile: se è vero che nessun popolo o nazione può o deve rivendicare maggiori diritti su un altro, per nessuna ragione si può accettare il ricatto islamico per cui l’esistenza di uno Stato palestinese debba implicare la mancanza di legittimità di quello israeliano.
Auspichiamo l’avanzamento di entrambe le proposte ed esprimiamo al Ministro Alfano e al Presidente M.C. Allam tutto il nostro apprezzamento per il coraggio mostrato nella riaffermazione di un’identità schierata per la verità, portatrice di regole e valori.
Silvia Baldi Cucchiara