La questione delle radici giudaico-cristiane è centrale nella definizione di un’identità cristiana sana e matura. Il suo valore non dipende dal fatto che si sia o meno cristiani osservanti, laici o religiosi e, a mio avviso, travalica l’appartenenza stessa ad una comunità di fede cristiana o ebraica che sia. È piuttosto un perno strategico per la comprensione e la ridefinizione di ogni identità e uno strumento prezioso per l’affermazione equilibrata di valori sani.
In quanto tale, occorre comprendere che la questione non è importante tanto per fare del bene agli altri, ma che è essenziale per ciascuno di noi, per chiunque voglia maturare un’identità completa e aperta, non condizionata da trappole ideologiche ma disposta a crescere in profondità, attraverso un confronto autentico e responsabile, per portare, come un albero ben piantato, buoni frutti in alto.
Non stupisce che tra le motivazioni trainanti dell’impegno giornalistico e poi politico di Magdi Cristiano Allam, vi sia la difesa del diritto all’esistenza dello Stato ebraico. Viva Israele è stato pubblicato nel 2007 e il suo contenuto è tutto squisitamente laico. Parte dall’analisi sconcertante ma pulita della campagna di criminalizzazione di Israele, propagandata in Egitto da Nasser, per approdare al grido di difesa del valore della sacralità della vita, un anello così intimamente legato, ed io aggiungo misteriosamente congiunto, alla difesa del diritto di Israele ad esistere.
Il grido di Allam, come il mio, non è fine a sé stesso. Non è solo per gli altri. Non si limita a guardare al bene d’Israele. Ma è proprio partendo dalla comprensione di quanto sia personalmente di vitale importanza affrontare, investigare e comprendere il senso delle radici giudaico-cristiane, che scaturisce la forza e l’intensità di quello che poi diventa un grido di allarme per le tutte le coscienze libere indipendentemente dal loro colore politico o credo religioso. Dico sempre che libri come Viva Israele salvaguardano prima di tutto la mia incolumità e garantiscono un livello di vita qualitativamente alto e cioè basato su concetti essenziali come l’essere e non l’avere.
La questione delle radici giudaico-cristiane educa prima di tutto il cristiano a sviluppare un concetto sobrio della propria identità non pericolosamente incentrato su se stesso ma inserito in un contesto molto più ampio e profondo: l’ebraismo. La storia della salvezza procede in successione. L’ebraismo precede il cristianesimo. E ciò non rappresenta una minaccia, come purtroppo è stato considerato ed insegnato dal cristianesimo per circa duemila anni, ma è una garanzia di solido e sicuro fondamento.
La difesa delle radici giudaico-cristiane pertanto non mette a repentaglio la mia identità cristiana ma al contrario la rivitalizza, conferendole quella linfa di verità che conduce alla libertà e produce frutti di giustizia, secondo la promessa fatta ad Abramo: “Ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai una benedizione. E benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà; e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Ge. 12, 2-3).
Ricevuto da un’amica israeliana con preghiera di diffusione, allego un link di un breve video della squadra medica israeliana operante in Giappone. “Chi salva una vita umana è come se salvasse il mondo intero”, recita un detto talmudico. http://www.youtube.com/user/idfnadesk
Shalom ‘al Israel, sia pace su Israele.
Silvia Baldi Cucchiara