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Il Convegno organizzato da Fiamma Nirenstein, vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari del Parlamento, ha visto la presenza importante di Franco Frattini, Ministro degli Esteri e di Barry Rubin, esperto israeliano di terrorismo, unitamente agli interventi di Enrico Pianetta, Giancarlo Loquenzi, Riccardo Pacifici e Mario Sechi.
Il tema rifletteva la questione centrale dei rapporti tra Israele e palestinesi su cui l’Assemblea Generale della Nazioni Unite ha concentrato tutta la sua attenzione negli incontri tenutisi a New York, il mese scorso.
Enrico Pianetta, presidente dell’associazione parlamentare di amicizia Italia-Israele, ha introdotto i relatori sottolineando il contributo strategico del nostro Paese ai lavori dell’Assemblea Generale. L’Italia si è infatti presentata con una sottoscrizione firmata da 150 parlamentari, contro l’unilateralismo, contro cioè la richiesta di riconoscimento unilaterale di uno Stato da parte palestinese.
La posizione filoisraeliana dell’Italia, espressa con fermezza ma anche con grande equilibrio dal Ministro Frattini, ha svolto un’azione fortemente coesiva sul resto dei paesi europei grazie alla quale, nonostante l’opposizione di alcuni, l’Europa è riuscita a presentarsi unita contro l’unilateralismo e in favore di una ripresa degli accordi negoziati. Frattini ha aggiunto che questa funzione strategica dell’Italia ha permesso di dare all’Europa un volto unito e dunque credibile nei confronti della comunità internazionale. Inoltre il ministro ha rimarcato la ferma volontà del nostro Paese di sostenere il processo di pace partendo da due presupposti imprescindibili: che sia garantita la sicurezza dello Stato ebraico d’Israele e, per i palestinesi, il diritto irrinunciabile ad un vero Stato.
Proprio su questo secondo aspetto, si è concatenato un argomento scottante: lo scenario futuro all’indomani del riconoscimento dello Stato palestinese. È stato chiaramente sottolineato come non basti una dichiarazione per garantire un vero Stato: con un apparato governativo che si rispetti, un sistema di sicurezza che garantisca i confini, delle istituzioni che tutelino i diritti umani e dove i cittadini si sentano protetti e difesi da violazioni e abusi di vario genere. Ad oggi, sarebbero in grado i palestinesi di governarsi in modo tale o, all’indomani del riconoscimento, le frange terroristiche di Hamas e dei Fratelli musulmani finirebbero per mettere a repentaglio non solo l’esistenza dello Stato d’Israele ma quella stessa dei cittadini palestinesi? Come comunità internazionale abbiamo il dovere di porci seriamente il problema e purtroppo ancora non ci sono elementi rassicuranti a riguardo.
Eccellente è stato l’intervento dell’esperto israelo-americano in terrorismo, Barry Rubin: dagli accordi di Olso ad oggi sono passati quasi venti anni, Israele vuole la pace ed è pronta a negoziare una soluzione di due Stati ma perché ancora non vi si è giunti? Israele ritiene che manchi un partner affidabile: la leadership palestinese non accetterà mai Israele come interlocutore perché in quanto Stato non è da riconoscere né ora, né mai. Il tentativo di una proclamazione unilaterale è la perfetta riprova di questo convincimento di fondo: rifiutare i negoziati sempre e comunque, rifiutare il compromesso sempre e comunque e, dulcis in fundo, gettare su Israele ogni accusa.
Questa bieca e miope tattica che mira a far fare agli altri il gioco sporco deve essere smascherata anche grazie ad una comunità internazionale, ed europea in primis, unita, credibile, a fianco della verità, che attraverso la proclamazione del diritto incondizionato all’esistenza dello Stato d’Israele miri alla giustizia e al bene di tutti i popoli, incluso quello dei palestinesi.
Preoccupazione è stata inoltre espressa per la grave incertezza della situazione politica in cui vigono i paesi arabi attorno ad Israele. Anche davanti a questo scenario così enigmatico, l’Europa dovrebbe esporsi in maniera più netta e forte in difesa della libertà per il bene di ogni democrazia.
Shalom ‘al Israel, sia pace su Israele, Silvia Baldi Cucchiara
Camera dei Deputati. Sala delle Colonne 3 Ottobre 2011,